Screening del tumore della prostata

Il carcinoma prostatico è attualmente la neoplasia più frequente nella popolazione maschile dei Paesi occidentali. Nel 2017, i nuovi casi registrati in Italia sono stati 34.800. Questo dipende, più che dalla presenza o dall’aumento dei fattori di rischio, dalla maggiore possibilità di diagnosticare tale patologia, che è presente in forma latente nel 15-30% degli uomini che hanno più di 50 anni.

La maggior parte dei tumori alla prostata sono infatti diagnosticati prima dello sviluppo dei sintomi, attraverso uno screening spontaneo con il test del PSA (esame del sangue per determinare il livello dell’antigene prostatico specifico) e attraverso altri esami (esame digito-rettale, ecografia prostatica, biopsia sotto guida ecografica).

Il test del PSA può identificare tumori della prostata in fase iniziale, anche molto prima che siano individuabili attraverso l’esplorazione digitale o che siano presenti i sintomi della patologia. È anche possibile, però, che valori elevati di questo marcatore possano dipendere da altre condizioni, diverse dalla neoplasia. Livelli alti di PSA possono spingere a sottoporsi ad esami più invasivi, che possono avere effetti collaterali.

Per questo, lo screening per il cancro alla prostata è consigliato

  • in uomini tra i 50 e i 70 anni, senza familiarità per cancro della prostata
  • in uomini a partire dai 45 anni nel caso in cui si avesse una storia familiare di cancro alla prostata (un padre o un fratello che si sono ammalati prima dei 65 anni)

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